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Session
011C: Sign Languages
Heure:
Jeudi, 22.05.2025:
11:00 - 11:30

Président(e) de session : Sabine Christopher
Salle: Dischma



L. Sciaroni & S. Chiesurin & E. D. Manetti

Come TI (in)segno? L’esperienza nell’utilizzo della Lingua dei Segni Italiana (LIS) con bambini udenti in una sezione di scuola dell’infanzia della Svizzera

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Présentations

Come TI (in)segno? L’esperienza nell’utilizzo della Lingua dei Segni Italiana (LIS) con bambini udenti in una sezione di scuola dell’infanzia della Svizzera italiana

Elisa Désirée Manetti1, Simona Chiesurin2, Luca Sciaroni2

1SUPSI DFA / PHGR, Switzerland; 2SUPSI DFA, Switzerland

Nei loro primi anni di vita, i bambini possiedono un cervello caratterizzato da un’elevata plasticità, e i benefici nel metterli presto a contatto con un’altra lingua (early second or foreign laguage acquisition) anche in ambito scolastico sono ormai comprovati da numerosi studi (cfr. tra i tanti Krashen, 1981, Haznedar e Gavruseva, 2013, Campfield, 2021). In essi, tuttavia, compare in misura nettamente minore la lingua dei segni, tipicamente utilizzata dalle comunità di persone sorde, ma poco diffusa al di fuori di esse (cfr. Mignosi, 2023, pp. 283-287).

Oltre a trattarsi di un arricchimento personale, in quanto si viene messi a contatto con un’altra cultura e con un nuovo sistema linguistico, i bambini imparano presto che l’utilizzo dell’italiano segnato (IS) porta a innumerevoli altri vantaggi nella comunicazione – come descritto in XXX (2019). In sede di convegno si intende dunque presentare l’esperienza di un primo contatto con la lingua dei segni italiana (LIS) quale “L2”[1] in una sezione della scuola dell’infanzia ticinese interamente composta da bambini udenti, e per i quali quindi la comunicazione con l’italiano segnato rappresenta un’ulteriore risorsa comunicativa e non una necessità.

L’esperienza sarà completata dal quadro teorico di riferimento (cfr. in particolare Caselli e colleghi, 1994, e Volterra, 2004) e da alcune osservazioni puntuali svolte nel corso degli ultimi anni (2019-2024). Ciò ha permesso di stabilire quali dovrebbero essere le priorità nell’introduzione di questo metodo di comunicazione “alternativo”, come esso viene messo in atto dagli insegnanti coinvolti e come esso può stimolare sia l’apprendimento linguistico sia la capacità di formulare ipotesi sul funzionamento della lingua (cfr. PdS, 2022, pp. 92-93).

[1] In questo caso L2 viene indicato tra virgolette in quanto non si tratta propriamente di una lingua seconda come per definizione di Balboni (2013), bensì di una modalità alternativa di utilizzare la lingua di comunicazione nella sede scolastica.



 
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